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Immagine del redattoreSonia Girotto

Entrare in un opera d'arte: "L'attesa" di Felice Casorati

Aggiornamento: 9 mar 2022


Ancora della mostra "Da Kandinsky a Botero - Tutti in un filo" e dei meravigliosi arazzi dell'Arazzeria Scassa di Asti.

In questo post racconto cosa ci facevo a Venezia in quel lunedì di #acquaalta eccezionale e di una pazzia che mi sono concessa di fare,

Entrare in un dipinto è un sogno ricorrente che faccio sin da quando sono bambina.

I sogni, a volte, ci impressionano molto perché ci fanno vivere delle emozioni che nella vita reale non possiamo provare, altre volte ci spaventano, altre ci condizionano. Non me li ricordo tutti, i miei sogni, ma alcuni mi restano impressi ed altri sono addirittura ricorrenti, come entrare in un dipinto o volare o essere rincorsa in un edificio.

Proprio uno di questi sogni è diventato reale e il percorso è stato un susseguirsi di incontri casuali e fortunatissimi. Grazie alla ceramista e amica di Avigliana, Giuliana Cusino e al suo instancabile consorte Gino Castagna (che con molta passione segue l'interessantissima galleria “Arte per Voi” ad Avigliana) alcuni anni fa ho conosciuto la prof.ssa Donatella Avanzo e, come ripete sempre lei rifacendosi a un pensiero rinvenuto su un papiro egizio: “Le persone non si incontrano mai per caso, ma come i cerchi nell’acqua, che il sasso disegna cadendo nello stagno, così si inseguono all’infinito, trovandosi”.

Parto dal fondo, ed eccomi qui dentro alla sala, dentro al quadro, di fronte al magnifico arazzo.

La storia sarebbe lunga e comincia alcuni anni fa con la richiesta di riprodurre delle ceramiche in faience egizia per una bella mostra che si è tenuta ad Oderzo in provincia di Treviso , esperienza anche questa di tipo, oserei dire, mistico. Per fortuna mia, la dott.ssa Avanzo ha pensato a me quando ha visto l’arazzo che rappresenta un quadro di Felice Casorati dal titolo “L’Attesa”.

Sono molto contenta che il passaggio da “devo far riprodurre ciotole e caraffa” al “chiamo la Girotto” sia stato piuttosto naturale, perché fondamentalmente io sono, e sono orgogliosa di esserlo, una “ciotolara”.

E quindi, in un caldissimo luglio arrivò questa commissione: riprodurre gli oggetti presenti sulla tavola di Casorati.

Lavorare a questo tema è stato molto interessante, inizialmente non conoscevo come poi sarebbero state disposte le ceramiche vicino all’arazzo, si pensava ad una destrutturazione della tavola, ma alla fine, la sala stessa, la sala in cui sarebbe stato esposto l’arazzo, ha deciso per tutti noi.

E alla fine il sogno di entrare in un quadro si è realizzato. Non sono un’attrice, non sono una modella, ma ce l’ho messa davvero tutta per simulare la pacatezza della donna di Felice Casorati.

Non conoscevo questo quadro, ma l’ho amato al primo sguardo.

Un plauso a chi ha progettato questa installazione, a chi ha trovato la stoffa della tovaglia esattamente uguale e infine al tecnico delle luci che ha illuminato con lo stesso gioco la tavola e l’arazzo.

Ah, se andate alla mostra, e ve lo consiglio vivamente, davanti al tavolo ci saranno presto i due cubi del dipinto. Potete sedervi e scattare una foto, praticamente entrare nel quadro di Casorati, proprio come ho fatto io. Potete condividerlo sui social utilizzando gli hashtag della mostra #artistidelnovecento e #palazzozaguri, quello del quadro #lattesa e il mio #lofficinadellaceramica, così vi posso vedere. Sul mio account Instagram @lofficina potrete constatare quanto sono "ciotolara".

PS: con un po’ di malcelata soddisfazione posso dire che durante l’inaugurazione al pubblico del 1° novembre, il prof. Sgarbi ha molto apprezzato questa sala, tanto da perdere un po' di tempo a sistemare le ceramiche nella giusta posizione rispetto alla prospettiva del quadro. Così, un cenno che mi ha fatto contenta.



 

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